Cenerentola ed uno scatolone. Il “miracolo Grottazzolina”? Chiedetelo a loro.

Il day after è sempre quello delle riflessioni, delle emozioni decantate, della mente che piano piano si lucida dalle nebbie adrenaliniche della tensione che, inevitabilmente, una finale porta con sé (la terza nel giro di poche settimane, a dire il vero…) per far spazio alla “ragione”, al raziocinio, alle valutazioni ponderate.

Ad offrirci il là ad un racconto “atipico” sulla sensazionale stagione vissuta dalla Videx Grottazzolina è uno spot, che da anni imperversa nei media del nostro paese, e che tutti certamente riusciranno a focalizzare pronunciando sole tre parole: “chiedilo a loro”.

Ecco, è questo il modus che vogliamo adoperare per raccontare quanto avvenuto in questi mesi, dalla Finale amara di Coppa Italia alla Unipol Arena alla splendida domenica pasquale che ha visto la Videx trovare nel suo “uovo d’oro” una magnifica sorpresa a forma di SuperCoppa, fino al tripudio finale di una promozione in Serie A2 tanto cercata e sudata, quanto meritata. Com’è stata, dunque, questa emozionante esperienza?

Chiedetelo a Roberto [Romiti], che nella sua lunga (e meritata) carriera ha girato palazzetti di tutta Italia e indossato maglie di Superlega, ma vincere “nella tua casa” ha un sapore diverso e farlo alle soglie dei 39 anni è un record che solo ai campioni veri può riuscire.

Chiedetelo a Federico [Giacomini] e Filippo [Lanciani], che lo scorso anno si affacciavano per la prima volta “da giovani rampanti” ai palcoscenici della Serie B ed oggi possono indossare, con fierezza e da protagonisti, medaglie dal luccichìo meraviglioso.

Chiedetelo a Marco [Cubito], cui quest’estate la dirigenza aveva chiesto di stabilire definitivamente da queste parti, oltre al suo cuore, anche il suo animo sportivo, diventando “uno di noi”, e lui ha risposto andandosi a prendere la scena con i muri e con gli sguardi quando era il momento di farlo: quando gli avversari hanno provato a metterla sui nervi, infatti, Cubo ha risposto da siciliano verace rendendoli bersagli, anziché cecchini.

Chiedetelo a Francesco [Pison], che con l’arrivo del figlio aveva avuto la (legittima) tentazione di lasciare il campo e invece ora, o magari fra qualche anno, potrà raccontare al piccolo Matteo di avere un papà che ha vinto la SuperCoppa Italiana di volley nello stesso anno in cui è stato promosso in A2.

Chiedetelo a Paolo [Cascio], che è arrivato in estate fresco di una promozione in Superlega con Taranto: difficile per lui credere che un’altra emozione potesse anche solo equiparare quella già vissuta, e invece il bello dello sport è che non finisce mai di sorprenderti, e lui, amuleto “in stile Padoin”, si è già messo al collo altre due medaglie (di colori diversi) chiudendo la stagione con un’altra promozione.

Chiedetelo a Manuele [Marchiani], perché è per momenti come questo che può valere la pena rifiutare offerte (pur vantaggiose) da categorie superiori per giocare in quella che è diventata nel tempo “la sua seconda famiglia”.

Chiedetelo all’altro Manuele [Mandolini], che ha finalmente iniziato a raccogliere un pezzettino di quanto seminato sinora in termini di capacità fisiche, atletiche e tecniche.

Chiedetelo a Leonardo [Focosi], che gira per l’Italia col borsone sulle spalle più o meno dall’età in cui a me comprarono il primo scooter per andare a divertirmi alle feste paesane.

Chiedetelo a Stefano [Perini] e Valerio [Mercuri], che una manciata di stagioni fa erano in Serie D a Montegiorgio ed ora, in barba a chi sosteneva che per loro la Serie A fosse un passo troppo grande, si trovano ad alzare trofei nazionale che rimarranno negli annali, e ci rimarranno con scritti di fianco i loro nomi.

Chiedetelo ad Andrea [Romiti] e Diego [Foresi], che come nel più bello dei sogni, sono passati nel giro di qualche mese dal servizio di asciugatura campo… al campo!

Chiedetelo a Rasmus [Breuning Nielsen], “il vichingo dal volto di bambino”, cui questo palasport deve piacere proprio parecchio, visto che la stagione scorsa ci fustigò con la maglia di Brugherio e quest’anno in quello stesso taraflex ha alzato il suo primo trofeo italiano da MVP, conquistando poi una strepitosa promozione.

Chiedetelo a Mattia [Minnoni], cui dopo una vita spesa per questi colori da giocatore il destino ha concesso ben presto di alzare una SuperCoppa da allenatore nello stesso anno di una promozione.

Chiedetelo a Riccardo [Vecchi] cosa significa iniziare ad indossare una maglia dal minivolley ed alzare una Coppa nazionale, una medaglia d’argento ed un piatto che sa di A2 con quella stessa maglia in veste di capitano.

Chiedetelo a Massimiliano [Ortenzi], che ha iniziato ad allenare giovanissimo guardando in tv i campionissimi Papi e Boninfante fare incetta di trofei ed oggi, nel loro stesso ruolo ma dall’altro lato della rete, è forse il tecnico più giovane della storia a siglare “un doblete e mezzo”.

Chiedetelo alla Società [tutta, dal Presidente agli sponsor fino all’ultimo dei collaboratori], che dopo anni di sacrifici e “cazzotti” incassati finalmente sale sul palco a prendersi due cinturoni meritati, perché evitare il ko dopo il buio degli ultimi sciagurati anni è di per sé un’impresa, ma farlo senza mai snaturarsi è da eroi.

Il primo aprile scorso pubblicammo un post scherzoso narrando di un fantomatico (quanto improbabile) sceicco volato a Grottazzolina per renderla ricca e vincente. Un pesce d’Aprile enorme, ma anche simbolico, che oggi acquista ancora più valenza perché è servito a dimostrare che, in fondo, questa società di questa piccolissima cittadina marchigiana è già di per sé colma di ricchezze, fatte di materiale umano che con passione ed entusiasmo ha reso possibile ciò che non si può fare solo coi numeri e col budget. Ci vuole il Cuore, quell’ormai proverbiale #CuoreVidex.

Mesi fa, quando ci ritrovammo a lavorare sodo al palazzetto per pulirlo e migliorarlo, inondandolo di colori nel bel mezzo del buio più tetro della pandemia, all’improvviso saltò fuori uno scatolone. Lo aprimmo, era colmo di riviste Supervolley degli anni dal 1995 al 2000, raccolte e gelosamente custodite da chi visse quel tempo conservando ogni numero in cui si parlava del “miracolo Grottazzolina”. Ci dicemmo, guardandoci in faccia stanchi, sudati ma fieri, che forse un giorno avremmo scritto nuove pagine su questa rivista. Quel giorno è finalmente arrivato.

Grottazzolina, Cenerentola della Serie A, è già di nuovo a lavorare a testa bassa e con la consueta solida umiltà in vista di entusiasmanti nuove sfide sportive. Ma quest’anno finalmente può (anzi, DEVE) godersi la sua stagione da Principessa.