Diario di Bordo: tappa n. 36

La trentaseiesima tappa del Diario di Bordo vede oggi salire “in navicella” Marco Mercuri, dirigente e collaboratore della nostra Prima Divisione Femminile ma anche dell’Under 14/16/18. La passione di Marco per il volley nasce quando giocava nelle giovanili ed ora la condivide con la figlia Giorgia tanto che spesso si parla di pallavolo anche a tavola. Oggi vuole raccontarci come ha vissuto alcune esperienze nell’Universo M&G, che sente come una seconda famiglia, ma soprattutto ci spiega come è vivere il volley da svariati punti di vista (giocatore, dirigente e collaboratore, segnapunti e genitore). Siete pronti a leggere ciò che vuole raccontarci? Bene, ed allora … Three, two, one… ignition!

 

Marco: il volley e le sue mille sfaccettature

Caro diario,

non sai quanto sia difficile descrivere l’Universo M&G Scuola Pallavolo: il Mondo M&G è qualcosa di straordinario, di incredibile se rapportato al territorio in cui si colloca! Forse è banale descriverlo come una famiglia ma è proprio così: chi vi entra a far parte, sia esso giocatore, dirigente o semplice collaboratore, difficilmente riesce poi ad immaginarsi in un’altra società. Quando si parla di M&G il riferimento è ad un intero territorio che abbraccia Grottazzolina e Montegiorgio ma non solo: un ambiente dove si respira pallavolo, dove gli appassionati sono incredibilmente tanti così come il numero di ragazzi e ragazze che la praticano (questa è la vittoria più bella della società secondo me) e non è difficile trovare gente che al bar discute di volley anziché di calcio. Non credo di esagerare se paragono, con le dovute proporzioni, il sodalizio montegiorgrottese alla città di Modena per passione ed attaccamento alla squadra. Sarà anche vero poi che il club perfetto non esista, ti domandi se si possa fare di più ma quando vai a giocare in trasferta ti accorgi che quello che da noi è scontato da altre parti non lo è affatto. Dico quindi a tutti i giovani che devono sentirsi dei privilegiati a far parte di questo Universo e non parlo solo dal punto di vista sportivo ma anche umano; banale dire che si entra bambini e si esce adulti.
Personalmente ho conosciuto la pallavolo a Grottazzolina da giocatore delle giovanili molti anni fa quando c’era ancora il cambio palla, quando in campo con la prima squadra c’erano i dirigenti e gli allenatori di oggi. Penso a Claudio Bonini, Raniero Concetti ed un certo Alessandro Lorenzoni che poi,  guarda caso, è diventato da qualche anno l’allenatore di mia figlia. Ce ne sono tante di cose curiose da raccontare: ad esempio Carlo Valeriani (per tutti Palle) che puntualmente veniva a suonare il campanello di casa se mancavi ad un allenamento, anche a quello “facoltativo” del Lunedì così chiamato da coach Carlos Cardona, ma di fatto diventava una furia se eri assente ihih.
Se debbo essere sincero ciò che mi ha emozionato di più in tutti questi anni è stata la vittoria del Campionato di Serie C Femminile dello scorso anno e la conseguente promozione in Serie B2. Nella scorsa stagione di gioie ce ne sono state tante grazie anche alla Serie A ma il trionfo delle ragazze l’ho vissuto molto da vicino poiché Claudio Bonini mi ha dato la possibilità di far parte del gruppo in tante occasioni. Vedendo la squadra fin dalla prime amichevoli gli avevo detto che avremmo vinto in quanto le nostre atlete in campo avevano il fuoco dentro. Forse non eravamo il team più forte ma sicuramente quello che aveva più carattere, più organizzazione e quando, all’ultima giornata con la squadra ormai sfinita in pochi credevano alla vittoria, io andai a Pesaro insieme a mia figlia perché avevo la sensazione che ce l’avremmo fatta. L’abbraccio con Claudio e le ragazze a fine partita è stata una sensazione indescrivibile che solo lo sport può darti.

Un’altra grande emozione, la più recente, l’ho vissuta conquistando il terzo posto con la nostra Under 16 al Torneo di Offida dello scorso Dicembre. Perché è stato così emozionante? Perché inaspettato ed anche perché per la prima volta le ragazze hanno pianto di gioia dopo tante delusioni. Vederle salire sul podio per ricevere la medaglia al collo come nelle grandi manifestazioni è una cosa che non dimenticheranno mai ma che non lo faremo nemmeno noi genitori.
Da quando qualche anno fa Massimiliano Ortenzi mi ha proposto di dare una mano vivo il Mondo M&G anche da collaboratore per il gruppo di queste ragazze, squadra guidata da Alessandro Lorenzoni e Serena Moscati: un team bellissimo composto da atlete che hanno voglia di lavorare e con ambizioni da grandi. Devo dire che vivere il volley da questa posizione è una cosa bellissima: ti godi la pallavolo in maniera diversa rispetto a quando sei tifoso o giocatore ma anche con più ansia in quanto terminata una partita già pensi a come affrontare la prossima mentre finito un campionato il giorno dopo hai in mente la stagione successiva. Poi ho imparato anche a mantenere la calma: svolgo infatti frequentemente il ruolo di segnapunti nelle partite casalinghe e vi assicuro che è un ottimo esercizio di autocontrollo; provare per credere! Ah dimenticavo: mi occupo spesso, oltretutto, di organizzare cene perché dopo le partite della Prima Divisione si va quasi sempre a mangiare insieme agli altri genitori ma devo dire che ho ottimi collaboratori.
Come è invece vivere la pallavolo da padre di una giocatrice? Inevitabilmente la prospettiva cambia ma mi sento il papà più felice del mondo: condividere l’amore per questo sport con lei è qualcosa di indescrivibile. La sua passione è praticamente innata e forse supera la mia: a volte esageriamo in quanto alla fine anche a tavola, insieme al resto della famiglia, finiamo per parlare di volley perché gli argomenti sono sempre tanti (Superlega, Serie A2, Serie C e tutti i Campionati a cui partecipa). Non mi sono perso mai una sua partita anche se è impegnativo starle dietro ma nessun’altra cosa mi ripaga dell’emozione e devo dire anche dell’orgoglio di vederla in campo.
A proposito di tempo che passa, penso che la pallavolo in questi anni sia cambiata tanto, tantissimo. Se guardo alla femminile devo dire che si sta avvicinando sempre più a quella dei maschi come gioco; indubbiamente l’avvento del Libero ha dato più spettacolarità ma soprattutto è diventata molto più fisica anche se poi la tecnica vince sempre. Io tra Osmany Juantorena (tecnica pura) e Wilfredo Leon (potenza) sceglierei sempre il primo in quanto ogni suo gesto è meraviglioso.
Chiudo con una speranza: vi ho raccontato prima della vittoria della Serie C da parte delle ragazze lo scorso anno e sai che per certi motivi abbiamo dovuto poi rinunciare; il mio sogno è riconquistare la B con il gruppo guidato da Alessandro e Serena.

Marco